Dall’inizio dell’anno, i lavoratori uccisi sono 1181, di cui 782 sui luoghi di lavoro, gli altri nel tentativo di raggiungerli.
Si muore in molti modi lavorando
precipitati da un impalcatura, travolti da un carico di legname, soffocati dal caldo in mezzo alla campagna.
L’assassino è uno solo, sempre lo stesso, il meccanismo di sfruttamento a cui siamo sottoposti.
Un sistema, che attraverso contratti e leggi al ribasso, fra cui lo sblocco dei licenziamenti, obbliga a rinunciare ai propri diritti e costringe a ritmi frenetici e disumani, a salari bassi e alla mancanza di sicurezza.
Gli infortuni e le malattie professionali, spesso invalidanti per l’intera vita, non sono dovuti infatti alla negligenza dei lavoratori o alla probabilità che comunque un incidente possa accadere, sono la conseguenza diretta del clima di sfruttamento e precarietà.
Non vogliamo favori, né dai datori né dallo Stato, non dimentichiamo che gli Ispettori dovrebbero avvertire i datori di lavoro prima di effettuare un controllo, in modo da non disturbare.
Noi vogliamo e ci riprendiamo i nostri diritti e la nostra dignità, altrimenti non lavoriamo.